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L CORONAVIRUS E LA VIOLENZA DOMESTICA

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Il CORONAVIRUS E LA VIOLENZA DOMESTICA

Effetti devastanti della convivenza forzata

 La coppia disfunzionale

è quella che non agisce più per il bene dell’altro, ma che attacca, rifiuta, ostacola, minaccia, giudica, si muove in un gioco al massacro, perverso che non produce danni solo a se stessi, ma la condanna più grave viene inflitta aifigli, che assistono indifesi e inermi alle aggressioni psicologiche, verbali e fisiche che avvengono tra i genitori, davanti ai loro occhi.

Questo momento storico che stiamo vivendo, ci induce a fare una riflessione profonda sugli effetti che la convivenza forzata e l’impossibilità di uscire di casa, stanno producendo nella vita di quelle donne e quei figli, che già erano vittime di violenza domestica.

Gli uomini violenti di certo non avranno modificato le loro modalità violente di agire verso i propri familiari, anzi la forzata permanenza in casa ed il contatto costante con essi, potrebbe aumentare in loro l’insofferenza e la frustrazione, pertanto tenderanno ad amplificare le esplosioni di ira senza controllo.

Ci sono donne che nell’unione sentimentale, cercano un rifugio alle loro debolezze e fragilità di persone. Si consegnano totalmente nelle mani del compagno, senza opporre alcuna resistenza al loro modo difagocitarne l’identità In nome dell’amore giustificano ogni tipo di comportamento dell’altro, anche quando questo le ferisce e le umilia. Non è facile identificare le motivazioni che generano questo comportamento, giacché ogni donna ha il suo percorso di vita .

In ogni uomo che agisce la violenza verso una donna, c’è evidentemente una matrice di possessività e diesercizio di potere che viene da lontano, che ancora persiste nonostante siano cambiate le condizioni economiche, culturali e sociali.

Un potere  che l’uomo cerca di esercitare, nonostante l’ideale maschile abbia abdicato alla figura del maschio virile e forte, cedendo il passo ad una visione di uomo alquanto fragile e bisognoso di verbalizzare emozioni e bisogni.

Per molti uomini la violenza contro una donna diventa la sola chiave di lettura per reggere le frustazioni., l’unica modalità di cui dispongono per esercitare la presunta predominanza sull’altro, siano i figli o la compagna.

La violenza nelle relazioni di coppia è molto più frequente di quello che si pensa, poiché molto spesso non è evidente e non sempre si manifesta con la forza fisica, per cui i segni e le ferite non sono facilmente visibili agli occhi degli altri e, come spesso accade, risultano incomprensibili persino alla stessa vittima..A volte la violenza non è percepibile, perché i segni che lascia sono

cicatrici sull’anima..Questo è il pericolo più grande, per una donna che subisce violenza senza accorgersene. Perché i segni diventano nel tempo sempre più profondi e la percezione di malessere peggiora sempre di più. Inoltre, poiché la donna non è consapevole del limite tra il bene ed il male, costruisce una realtà falsata, addossandosi colpe per ogni cosa che accade a se stessa ed ai suoi familiari, paradossalmente, persino al suo carnefice..

C’è un tipo di violenza che si stratifica all’interno della relazione, al punto tale da non essere più riconosciuta.

E’ una violenza che si ripete frequentementecostantemente, quotidianamente e per questo viene dissimulata dalla convinzione di “normalità”.

Ha una portata talmente insidiosa, da non permettere la rilevazione dei pericoli ad essa connessi neanche da chi la subisce.

È una violenza che si nasconde nei piccoli gesti del quotidiano, come possono essere le parole pungenti che denigrano e sviliscono o glisguardi sprezzanti i gesti volgari, l’indifferenza, la mancanza di riguardo, l’irriverenza, la coercizione, il controllo.,E’ la violenza psicologica, un tipo di violenza, che oserei definire

“oceanica”, ad indicarne la vastità delle manifestazioni e dei conseguenti danni che provoca in chi la patisce ed in chi assiste inerme alla sua attuazione.

E’ una violenza sottile,  infida, chefalsifica il quotidiano.E’ camaleontica, si adatta alle circostanze assumendo la forma che risulta più congeniale pall’aguzzino, al punto da non risultare identificabile, né quantificabile dalla stessa vittima.

Nella stragrande maggioranza dei casi di violenza domestica è la donna la vittima d’elezione, a cui si aggiungono coloro che vi assistono, possono essere i figli o i fratelli, nel caso venga agita da un genitore.

Chi assiste alla violenza che si effettua in famiglia, di qualsiasi tipo essa sia, subisce inevitabilmente violenza. Una violenza pervasiva e distruttiva,  poiché si aggiunge al dolore per la sofferenza di chi si ama. Si tratta di una violenza assorbente e modellante, che produce un’inevitabile frattura psicologica nella crescita, con ripercussioni notevoli dal punto di vista psicologico, cognitivo e sociale.

Un bambino che assiste alle violenze verso i familiari, operate da un membro della famiglia, vive nel terrore costante che qualcosa di terribile può succedergli da un momento all’altro, un costantestato di allerta che diventadevastante per il suo equilibrio psichico..I figli  subiscono passivamente la violenza attraverso una vita familiare intrisa di aggressività, mal sopportando la condizione di impotenza, di fronte ad un’esperienza sconvolgente ed incontrollabile, capace di provocare sensazioni incontenibili, verso cui non riescono ad attivare alcuna difesa.            

La violenza assistita è una forma di maltrattamento psicologico che comporta effetti a breve o a lungo termine, infatti gli esiti delle esperienze devastanti a cui è sottoposto il bambino possono emergere a distanza di anni, attraverso manifestazioni di disagio emotivo anche di importante rilevanza clinica, su più livelli, emotivo, cognitivo, fisico e relazionale.  

E’ una violenza che provoca due tipi di trauma sul bambino, un trauma cronico, determinatoin maniera pervasiva dal vivere in un contesto e in un clima familiare caratterizzato da stili relazionali violenti, e un trauma acuto dovuto alla presenza di episodi di violenza improvvisi.

I bambini crescono in un clima pesante e cupo di tensioni, dove l’ aggressività diventa pervasiva, blocca l’espressione emotiva, trasmette un senso di insicurezza e toglie la possibilità di fidarsi ed affidarsi all’altro.

E’ bene ribadire che la violenza assistita è una vera e propria forma di maltrattamento psicologico, che il più delle volte è sottovalutato o addirittura ignorato dai genitori, infatti, questa violenza viene agita dai genitori senza tener conto della presenza dei figli.

Quest’aspetto ne fa un pericolo ancora più grande, per il grado di sviluppo mentale del bambino, poiché il fatto di considerarla come parte integrante della relazione familiare, lo induce a falsificare la percezione dell’entità della ferita psicologica che subisce.

Nella situazione attuale di vita costrizione familiare, a cui l’epidemia in corso ci costringe a sottostare, l’invito rivolto alle donne che si trovano nella condizione familiare di subire violenza, è quello di tener conto dell’aspetto che riguarda la propria salute e quella dei propri figli, non solo dal punto di vista fisico, ma anche psicologico..Facciamo in modo che questo momento difficile diventi soprattutto un momento di cambiamento 

di vita.

Un’opportunità di rinascita.

Cerchiamo di riconsiderare il valore della vita, alla luce della precarietà a cui siamo esposti. Il cambiamento è possibile..Cosí come pretendere una

vita degnper se stesse e per i propri figli.

Di seguito alcuni suggerimenti da mettere in atto: Se ne avete la possibilità, cercate di

non acuire il conflitto e le situazioni che potrebbero portare ad esplosioni di ira.

Siate indulgenti verso i vostri figli, anche loro stanno vivendo un momento difficile, evitate i contrasti con loro, in modo da rendere l’atmosfera domestica il meno tesa possibile. Aumentate la disponibilità e la

cortesia verso i vostri familiari, anche verso il vostro carnefice. La disponibilità e la cortesia annientano le difese dell’altro, lo pongono in una condizione di smarrimento e dunque di resa.In questo momento per il bene familiare, è importante evitare ogni forma di discussione e di scontro.

- La parola d’ordine deve essere : EVITARE

- Se la situazione diventa insopportabile, anche se non avete la possibilità di recarvi fisicamente al più vicino posto di Polizia, sebbene sia questo uno dei motivi per i quali è consentito uscire di casa, ricordate che c’è un numero anti violenza sempre attivo 1522 a cui potete rivolgervi, per ricevere l’aiuto immediato.


Dott.ssa Maria Tinto

Psicologa Clinica e Psicoterapeuta Breve Strategica


Maria Tinto è una Psicologa Clinica e Psicoterapeuta ad indirizzo Breve Strategico Giorgio Nardone model’s. Laureata con lode e iscritta all’albo degli Psicologi del Lazio.

Si specializza nei disturbi della Sessualità presso l’ Università di Pisa.

Esperta in Psicologia del trauma, Terapeuta EMDR Italia, Educatrice Professionale socio-pedagogica, Consulente Giuridico e Giornalista.

Si occupa anche di Stress da Lavoro Correlato e di Benessere Organizzativo.

   La sua formazione in area clinica avviene presso il CTS, Centro di Terapia Strategica di Arezzo, è allieva del Prof. Giorgio Nardone, Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Breve Strategica.  

Attualmente lavora come psicoterapeuta ufficiale per Giorgio Nardone a Roma e Caserta.

  Si occupa da anni di ricerca nell'ambito delle dinamiche familiari e delle relazioni di coppia; delle famiglie con caratteristiche disfunzionali e delle ripercussioni sullo sviluppo dei figli.

Vince il Premio letterario Autori Italiani anno 2017 con il libro “I bambini non nascono cattivi”, saggio sull’infanzia e le difficoltà dei genitori con i figli minori.

 

   

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