L’invidia
rappresenta un sentimento della natura umana. Pur non essendo riconosciuta tra le emozioni di base come la gioia, la tristezza e la rabbia, è un’emozione complessa e sfaccettata che fa riferimento all’immagine di sé.
L’origine sembrerebbe legata ad una sensazione di malessere ed inferiorità nei confronti di un’altra persona che possiede
caratteristiche fisiche, qualità morali e condizioni particolari ammirate da chi la sperimenta. L’intolleranza nei confronti di qualcuno è sempre legata alle nostre mancanze.
Secondo alcuni studi, l’atteggiamento di svilire qualcuno, infatti, ha una valenza difensiva per la nostra psiche perché, in questo modo, si devastano e si sminuiscono le qualità dell’oggetto o del soggetto invidiato. Si parla spesso di invidia e competizione al femminile, perché da sempre siamo state indotte a pensare che le donne siano invidiose sin da piccole e che, tra di loro, cerchino di demolire le certezze e i desideri delle altre.
Nell’immaginario collettivo sembra sia assolutamente normale esprimere commenti o giudizi sull’aspetto fisico della altre, perché il target femminile, da sempre, è stato caratterizzato da competizione sfrenata, il cui unico obiettivo è primeggiare sulle presunte rivali. La causa di questo trend potrebbe essere attribuita a standard di bellezza che ci vengono propinati dai mass media che, più o meno consapevolmente, spingono numerose donne, soprattutto le più giovani, a voler raggiungere modelli impossibili.
Questo può ripercuotersi sul costrutto di autostima ed autoefficacia che può venire meno davanti alla difficoltà di emulare modelli molto elevati. È evidente che il livello di fiducia in se stesse, che ciascuna di noi possiede, incide fortemente sulla capacità di superare le sospettosità nei confronti delle altre e sulla possibilità di vedere la collega, l’amica o la sorella come una potenziale rivale.
La competitività e gli antagonismi spietati si manifestano spesso anche in campo lavorativo in cui molte donne si percepiscono come nemiche più che alleate tra di loro. Questo non fa altro che indebolire il genere femminile, già di frequente considerato più fragile ed emotivo rispetto all’universo maschile, a causa degli stereotipi legati al gruppo di
appartenenza.
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