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PROPOSTA
DI INTERVENTI MIRATI PER LA PREVENZIONE CONTRO LA VIOLENZA. (FEMMINICIDIO)
Nettuno 19 giugno 2018
Anna Silvia Angelini Presidente A.I.D.E. Nettuno provinciale
Lazio
Valentina Pompozzi Consulente Legale
Dall’esperienza
dello sportello d’ascolto “Uscita di Sicurezza” dell’Associazione A.I.D.E.
Nettuno.
Sulla
realtà dei fatti e dell’incremento dei femminicidi bisogna intervenire con una
duplice azione in direzione orizzontale e verticale.
•
ORIZZONTALE
Per
permettere la prevenzione e la comprensione del fenomeno è fondamentale
informare.
È
necessario:
-
riconoscere la violenza;
-
insegnare la parità ;
-
educare ragazzi e ragazze all’ uguaglianza, alle pari opportunità ;
- la
figura della donna deve essere emancipata, elevata, bisogna insegnare l’uguaglianza
di genere, per quanto banale possa risultare, bisogna estirpare dalla visione
dei ragazzi e ragazze l’antico ormai anacronistico concetto di famiglia basato
sulla supremazia paterna;
-
bisogna accompagnare i giovani nella comprensione dell’evoluzione della
società , abbattendo ogni barriera discriminatoria legata a concetti de passato;
• COME?
-
tramite l’informazione: nelle scuole, nelle università , con l’aiuto dei Comuni,
delle Province, delle Regioni, tramite convegni, seminari gratuiti di professionisti
ed associazioni, tramite rubriche dedicate al tema sui giornali, a livello
mediatico, tramite strisce televisive quotidiane, con l’intervento di
psicologi, avvocati, associazioni ecc... bisogna crescere culturalmente, solo
la conoscenza è il presupposto della libertà ;
•
VERTICALMENTE:
Le
istituzioni devono provvedere all’organizzazione di una rete efficiente e
preparata, che segue un iter specifico, predisponendo professionisti
specializzati sull’argomento e collocandoli nelle opportune sedi, formare e
specializzare tutte i professionisti e le autorità che si rapportano
frontalmente con il problema.
•
COME?
-
Formazione personale qualificato all’interno delle questure che recepiscono o
redigono le denunce, con dovere di vigilanza sull’effettivo rispetto anche
delle misure cautelari, in diretto collegamento con associazioni, case rifugio,
ospedali.
- Case
rifugio ben strutturate, vigilanza sulle stesse, sull’utilizzo dei fondi, sulle
condizioni igieniche e di vivibilità in generale e l’effettiva possibilità di
garantire sostegno alla vittima, sempre in collegamento con le associazioni,
fornendo altresì supporto psicologico.
- Aiuti
economici alle associazioni, ma anche controlli sugli interventi effettivi
delle stesse, affinché i fondi non vengano dispersi e l’associazione non perda
la sua vera identità , che non è il lucro, ma uno scopo solidale.
-
collegamento tra strutture ospedaliere ed associazioni, al fine di garantire
cooperazione e sostegno medico-psicologico alle vittime.
CHI PRENDE FONDI NON PUÃ’
ESIMERSI DALLO SVOLGIMENTO DEI COMPITI A CUI TALI FONDI SONO DESTINATI.
In
ultimo, dal punto di vista giurisdizionale, l’applicazione delle misure
cautelari non può essere rimessa all’arbitrarietà del Giudice, ma deve essere
automatica al verificarsi di determinati presupposti, quale la violenza fisica,
a prescindere dall’intensità (non è SOLO UNO SCHIAFFO, è violenza!)
l’uso
di sostanze stupefacenti da parte del soggetto maltrattante, pregresse storie
di violenza, la violenza assistita (minori che assistono a violenze
contro la mamma). La disposizione di queste misure 1. Allontanamento dalla casa
coniugale;
2.
Divieto di avvicinamento a luoghi abitualmente frequentati dalla vittima, deve
essere celere, pronta, perché l’esigenza cautelare è intrinseca nel delitto in
sé: una donna maltrattata ha diritto a rimanere nella propria casa ed a
condurre la propria vita liberamente, recarsi senza timore sul posto di lavoro,
alla scuola di suo figlio, ecc...
Coloro
che (forze dell’ordine) si occupano della ricezione o redazione della denuncia,
rigorosamente personale QUALIFICATO
con opportuna formazione, devono essere investiti anche del controllo del
rispetto delle misure cautelari, con opportune conseguenze in caso di
negligenza o inerzia. La certezza della pena ha ruolo secondario in questa
sede, per quanto dovrebbe essere scontato anche parlarne, ma in tema di
femminicidio ciò che maggiormente è necessario è la prevenzione del fenomeno, e
delle eventuali tragiche conseguenze, troppo spesso verificatesi anche a
seguito di denunce plurime. Il punto focale non è punire il colpevole (ovvio
che debba essere punito!) ma prevenire gli omicidi, e, in senso più ampio,
prevenire questo fenomeno aberrante.
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