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PERCHE' TANTE DONNE VITTIME DI VIOLENZA NON DENUNCIANO????

19 giugno 2018 
Barbara Balestrieri

Sono presso la sede di A.I.D.E. Nettuno, in compagnia della Presidente Anna Silvia Angelini e della Dottoressa Valentina Pompozzi.

Rivolgo loro questa domanda:
Perché tante donne vittime di violenza non denunciano?

Mi risponde la Presidente: Le donne vittime di violenza, spesso hanno paura di denunciare pensando di non essere credute, una domanda molto frequente di una vittima di violenza è: come faccio a dimostrare che effettivamente ho subito una violenza? lui mi dice che mi farà togliere i figli, siamo purtroppo ancora intrisi di una cultura che tende a colpevolizzare la donna… una gogna che si va a sommare alle violenze dalla stessa subite. Le donne non denunciano per senso di vergogna, per auto colpevolizzazione, perché rimangono bloccate dalla paura, e si recriminano il fatto di non essere riuscite a reagire. Una donna vittima di abusi, si sente sola, non si sente tutelata dallo Stato (le istituzioni in molti casi sono inesistenti), la donna viene lasciata in una fase di stallo dove in molti casi si arriva all'omicidio per mano del Folle, purtroppo non siamo protette. Il governo, non fa bene il suo mestiere se lascia tante donne e tanti bambini in mezzo alla strada senza rifugio (molte volte le case rifugio sono lontane e non adeguate) e senza la possibilità economica di poter andare via per conto proprio. E sono questi i modi attraverso i quali soprattutto una donna può salvarsi la vita. Senza un reddito non avrà altrimenti alcuno strumento per sottrarsi alla violenza. Si parla tanto di piani antiviolenza ma non si capisce a che tipo di violenza si riferiscono, e nessuno mette in atto programmi di prevenzione. Tutto viene realizzato secondo la teoria quando in realtà quel che si dovrebbe fare, per l’appunto, è fornire alle donne strumenti affinché possano allontanarsi da situazioni violente.

A.I.D.E. Nettuno è attiva sul territorio dal 2013 con un Centro di Ascolto “Uscita di Sicurezza”.

Mi parli di cosa è uno sportello di ascolto antiviolenza e quali caratteristiche deve avere al suo interno?

Uno sportello d’ascolto antiviolenza, deve essere una struttura accogliente, sia per le donne che intendono denunciare i maltrattamenti subiti e sia per quelle che intendono scappare da chi causa loro violenze.
Uno sportello serio e affidabile, deve dare informazione, ascolto e offrire un ambiente protetto alla donna che decide di raccontare la sua storia.
Deve offrire percorsi personalizzati di sostegno, (non tutte le violenze sono uguali) ed effettuare attività di valutazione ed invio verso una struttura protetta (in situazione di emergenza). Compito di uno sportello efficace, è realizzare iniziative di sensibilizzazione e denuncia, relative al problema, mappando i servizi socio – sanitari presenti sul territorio. L’accoglienza della donna, rappresenta il primo momento di ascolto, orientamento e supporto. Il primo contatto avviene quasi sempre per via telefonica, poi in sede si approfondisce la questione attraverso un primo incontro, finalizzato alla conoscenza reciproca, ed alla identificazione di una prima ipotesi di uscita dalla situazione di difficoltà descritta. Dopo la fase dell’accoglienza si passa alla fase di accompagnamento e sostegno alla donna, pensato e concordato insieme. Le caratteristiche di uno sportello affidabile “dovrebbero essere”: accoglienza; ascolto (privo di giudizio); protezione ed interruzione del ciclo di violenza, mediante l’allontanamento della donna e dei figli dalla loro abitazione, e collocazione degli stessi, al di fuori della propria abitazione (albergo, casa rifugio o altra abitazione). Quello che necessitano quasi tutte le donne che si trovano in questa situazione è un confronto per “vederci più chiaro”. Stanche di subire angherie da parte del partner si sentono confuse, hanno paura e non riescono a trovare una soluzione.
L’accoglienza è un atteggiamento importante, la donna si sente rassicurata, protetta e non più sola, si sente tutelata, sostenuta e riesce a ritrovare la forza per avviare un percorso di uscita.

Ringrazio la Presidente Anna Silvia Angelini e la Dott.ssa Valentina Pompozzi per queste delucidazioni.

Tante donne sul nostro territorio ignorano l’esistenza di questo sportello, e rimangono nell'ombra con la speranza che un super eroe venga a salvarle.
Non è così purtroppo, quindi non abbiate paura.

Rivolgetevi ad associazioni serie e preparate, informatevi e vedrete che da quel tunnel si può uscire.

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